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Ecosia: il primo motore di ricerca ecologico. Sarà vero?

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Sono passati ormai circa tre anni da quando un ragazzo tedesco Christian Kroll, diede vita al primo motore di ricerca “green”. Si tratta di Ecosia un motore di ricerca creato in collaborazione con i colossi Yahoo e Bing.

Più che semplice motore di ricerca, Ecosia ama definirsi un “social business” cioè una società che non punta alla massimizzazione del profitto, ma alla risoluzione di un problema sociale. Differentemente da un’organizzazione di beneficenza, Ecosia lavora come una società tradizionale. Ciò significa che essa non è sostenuta dalle donazioni, ma genera denaro attraverso l’offerta di servizi al mercato.

Ma come funziona? Il processo è abbastanza semplice. Quando un utente esegue una ricerca tramite Ecosia e clicca su un link sponsorizzato, la società sponsor paga Bing e Yahoo per ogni click effettuato. A questo punto Bing e Yahoo cedono ad Ecosia la parte maggiore dei guadagni realizzati e, di questa parte, Ecosia dona almeno l’80% al WWF Germania al fine di sostenere il programma “WWF Amazon Iniziative” volto a proteggere il territorio di conservazione di Tumucumaque nel Juruena National Park in Amazzonia.

Ma gli obiettivi di Ecosia non si fermano qui. Il motore di ricerca ecologico, punta anche all’abbattimento delle emissioni di CO2 attraverso la collaborazione con PURE – un’istituzione benefica con base nel Regno Unito che punta alla compensazione delle emissioni di anidride carbonica attraverso progetti gold standard per la creazione di fonti di energia rinnovabili. Le emissioni di anidride carbonica associate ad ogni ricerca realizzata su Ecosia, sono compensate attraverso PURE per bilanciare l’impatto delle ricerche. Inoltre oltre ad utilizzare i server di Yahoo e Bing, Ecosia ha anche un proprio server alimentato per il 90% da energia idrica e per il 10% da energia eolica. L’energia è fornita da Greenpeace Energy, che è la più grande cooperativa di energia indipendente tedesca, ed è prodotta da impianti eolici e idrici presenti in Germania e Austria.

Maggiori informazioni riguardo al contributo ambientale di Ecosia sono disponibili all’indirizzo web http://ecosia.org/statistics.php.

Non mancano tuttavia alcuni dubbi sul reale funzionamento di questo progetto. I sospetti principali si concentrano sull’area di foresta amazzonica che Ecosia dichiara di salvare, ma anche sulle affermazioni di Christian Kroll circa l’alimentazione ad “energia verde” dei suoi server. Infatti più che i server di Ecosia dovremmo chiederci come vengono alimentati i server di Bing e Yahoo! E ancora, come fa a sostenersi Ecosia se dona l’80% dei suoi introiti al WWF?

Nonostante gli scetticismi, bisogna però sperare nel suo reale funzionamento. Come stimato in uno studio dell’Università di Harvard, ogni query eseguita su un motore di ricerca immetterebbe in atmosfera circa 7 grammi di CO2 . Ciò dimostra che se solo l’1% degli utenti di Internet utilizzasse Ecosia, si potrebbe contribuire in modo determinante alla salvaguardia dell’ambiente comodamente da casa. Inoltre la nascita e l’utilizzo di Ecosia provano, senza ombra di dubbio, che vi è un forte interesse nella protezione dell’ambiente anche attraverso internet.

Vincenzo Trimarco