Energy Manager: il professionista che il settore pubblico stenta ad impiegare

greenjobsIl settore pubblico è in ritardo rispetto al settore privato riguardo l’introduzione della figura dell’Energy Manager.  E’ quanto emerge da un’indagine FIRE e ENEA.

La sostenibilità passa anche attraverso nuove professioni che sono (o dovrebbero essere) parte integrante del nostro sistema lavorativo. Una di queste è il cosiddetto Energy Manager, una figura introdotta in Italia ormai da diverso tempo (Legge 9 gennaio 1991, n. 10), il cui principale compito è quello di raccogliere e analizzare i dati relativi ai consumi energetici e di promuovere un uso efficiente e razionale dell’energia nella propria struttura, sia essa pubblica o privata. Una ulteriore responsabilità dell’Energy Manager è quella di consigliare l’ente o l’azienda per cui lavora rispetto la scelta della fonte di approvvigionamento energetico più adeguata, ricoprendo un ruolo attivo nell’eventualità di nuovi progetti in campo energetico.

La legge 10/1991 esprime l’obbligo di dotarsi un Energy Manager non solo per quelle imprese che consumano 10.000 tep (tonnellate equivalenti di petrolio), ma anche per gli enti pubblici e i soggetti del terziario che consumano 1.000 tep. Tuttavia nel nostro Paese la situazione, fotografata da una recente indagine condotta da FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia) e cofinanziata da ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), non sembra essere confortante. Infatti, mentre nel settore privato tale figura sembra essere entrata a pieno diritto nelle logiche aziendali, nel settore pubblico ancora fatica ad essere introdotta e, nonostante nel mercato del lavoro affluisca un buon numero di professionisti, le assunzioni tardano a decollare.

In Italia ancora non è stato definito un percorso univoco e chiaro per diventare Energy Manager, ma questo ruolo si allinea maggiormente con figure professionali di natura ingegneristica, con l’aggiunta di un corso di formazione o di un master post laurea. L’inserimento nel modo del lavoro, come detto ancora ostico per molti versi, avviene anche grazie all’attività di promozione da parte del FIRE  e del Ministero delle Attività Produttive.

Eppure i vantaggi dell’avere un Energy Manager (o Responsabile per l’Energia) all’interno del proprio staff sono notevoli, soprattutto in un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando. Una gestione oculata delle risorse (energetiche e non) dovrebbe essere non un requisito basilare nel sistema produttivo-aziendale, ma anche un veicolo per portare ad una maggiore sensibilizzazione nell’ottica, sempre più imprescindibile, della sostenibilità.

Noemi Galbiati