Combattere l'effetto serra ora è anche economico

Effetto SerraNon ci sono più scuse: combattere l’effetto serra non è solo un dovere sociale, la maniera più utile per preservare l’ambiente e la vita dell’uomo sul pianeta, lo strumento per contrastare i cambiamenti climatici che stanno trasformando negli ultimi anni la nostra terra; da oggi è anche economico.

A sostenerlo è una ricerca realizzata dalla Commissione Inglese sul Cambiamento Climatico (Commitee on the Climate Change) che vanifica qualsiasi scusa posta in essere in questi anni dai decisori politici che hanno sempre sottolineato il costo troppo alto di politiche di salvguardia del clima, soprattutto, in periodi di crisi mondiale.

Nel dettaglio, secondo il rapporto “Statutory Advice on Inclusion of International Aviation and Shipping”, in Inghilterra, nel 2050 la riduzione delle emissioni inciderà sul Pil nazionale per una percentuale di circa 1-2%, un’incidenza minore di quella, per esempio, dovuta alla spesa per l’edilizia residenziale pubblica.

Certo le politiche ambientali del Regno Unito rappresentano un caso a sé stante rispetto alle azioni adottate anche dagli altri Stati europei, basta tener in conto che l’Inghilterra si è impegnata, con una legge, a ridurre le emissioni di gas serra dell’80% rispetto all’anno 1990.

Ciò nonostante già molti studiosi, come Johnn Reilly (co-direttore di un gruppo di ricerca del MIT), sostengono che è possibile applicare la stessa teoria anche per altre economie nazionali.

In fin dei conti la ricerca della Commissione Inglese sul Cambiamento Climatico sembra confermare le paure che il non agire con politiche mirate sia ancora più dannoso e, nello specifico, molto più costoso tanto che risulta molto difficile ottenere una stima degli eventuali costi provocati dai cambiamenti climatici quali eventi metereologici non prevedibili o perdite ambientali, perché sono fenomeni di cui non si conosce la portata e le specifiche caratteristiche.

In conclusione dall’Inghilterra parte un messaggio per tutte le nazioni: non è più tempo di restare a guardare, oltretutto è economicamente controproducente