Pare avere sortito subito gli effetti sperati il lancio di Toxic Fur, la terza campagna antipellicce della LAV che ha denunciato la presenza di sostanze cancerogene su alcuni capi d’abbigliamento per bambini in pelliccia:
Il Gufo, uno dei 5 brand selezionati per la ricerca, ha annunciato l’immediato ritiro dal mercato del proprio capo risultato tra quelli contaminati, il “Giaccone piuma” con inserto in pelliccia di Murmasky, un cane-procione, per bambino di 18 mesi.
L’indagine della Lav, effettuata attraverso l’analisi dei capi d’abbigliamento presso il laboratorio dell’Istituto Buzzi di Prato, ha svelato la presenza di valori delle sostanze chimiche ampiamente superiori ai limiti imposti dalla legislazione europea: dalla Formaldeide, in quantità persino 10 volte maggiori rispetto a quanto disposto dagli standard industriali di sicurezza, ad altre sostanze tossiche o cancerogene come Pentaclorofenolo, Cromo, Nonilfenolo, Piombo, Etossilato, Idrocarburi, Policiclici, Alluminio e Aromatici.
La responsabile della Campagna antipellicce LAV, Simona Pavesi ha definito “scelta responsabile” quella dell’azienda succitata, che per non restare estemporanea e isolata, lasciando vivo il rischio per la salute dei consumatori, è necessario sia seguita da un abbandono definitivo dell’uso della pelliccia animale, “una soluzione che avrebbe un grande valore sia ambientale che etico”, ha concluso la Pavesi. E’ noto, infatti, che la filiera di produzione dell’industria della pellicceria inquina inevitabilmente i prodotti finiti con sostanze classificate come CMR (cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione), necessarie per la realizzazione degli stessi, con consequenziali effetti nocivi per la salute di chi decide di indossarli.