Goletta Verde di Legambiente

I 6 killer delle coste italiane: per Goletta Verde il più pericoloso è la maladepurazione

Il killer numero uno è la cattiva depurazione delle fogne italiane, seguito da estrazioni petrolifere, abusivismo, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari. Sono i “Sei delitti sotto l’ombrellone. Il giallo di Ferragosto” denunciati nel dossier di Legambiente condotto da Goletta Verde.

I punti inquinati in Italia sarebbero 130 su 236 campioni analizzati in due mesi dal laboratorio mobile Goletta Verde. Una spiaggia ogni 57 km, in pratica quasi il 50 % dei punti monitorati lungo gli oltre 7 mila chilometri della nostra splendida costa è devastato principalmente da scarichi di depuratori malfunzionanti, che si confermano i nemici numero uno del nostro mare.

Troppe le tracce fecali in acqua.

Sono ben l’80% – 104 siti – le acque che superano i limiti di legge sull’inquinamento, cioè con concentrazione di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio di quanto consentito. Tra l’altro molto spesso foci di torrenti e fiumi vengono fruiti da bagnanti ai quali ancora non viene garantita una corretta informazione. Sul totale delle foci e dei canali risultati inquinati e fortemente inquinati da Goletta Verde,  il 40% viene dichiarato balneabile dal Portale della Acque del Ministero della Salute. Invece, dei tratti di mare definiti dal Portale come non balneabili per motivi di inquinamento, mancano nel 18% dei casi i cartelli di divieto di balneazione.

Una vergogna che il paese non merita.

Da nord a sud della Penisola il laboratorio di Goletta Verde è andato alla ricerca in mare e in corrispondenza di foci dei fiumi, canali, torrenti e scarichi, di Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, eseguendo le analisi delle acque secondo quanto previsto dalla normativa sulla balneazione (decreto legislativo 116/2008 e decreto ministeriale del 30 marzo 2010). L’edizione 2013 di Goletta Verde è stata realizzata anche grazie al contributo del Coou, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, e con la partecipazione di Corepla, Novamont, Nau e Solbian. “Per l’ennesimo anno ci troviamo a denunciare una situazione riguardo la depurazione degli scarichi divenuta ormai imbarazzante e che va sanata una volta per tutte. – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – A questa situazione di emergenza si risponde sempre allo stesso modo: rinviando il problema e cercando di tamponare le falle di un sistema inefficace nei tre mesi estivi per placare le ire di bagnanti e turisti È l’ennesima vergogna che questo Paese non merita”.

Soldi inutilizzati.

E se credete di poter giustificare le amministrazioni interessate con la mancanza di fondi, siete fuori strada. Nessuna regione è risultata indenne dall’attacco della maladepurazione e nel Mezzogiorno si rischia anche di perdere 1,7 miliardi di fondi Cipe destinati ad opere di adeguamento del sistema di depurazione in scadenza a dicembre. Il mancato o inadeguato trattamento dei reflui fognari, secondo le elaborazioni di Legambiente su dati Istat, riguarda ancora il 25% dei cittadini che scaricano direttamente in mare (nelle zone costiere) o indirettamente attraverso fiumi e canali utilizzati come vere e proprie fognature (nell’entroterra). Alla perdita di fondi va a sommarsi infine la multa milionaria all’Italia da parte dell’Unione europea per il mancato rispetto della direttiva europea sul servizio di depurazione e fognatura.

Ma vediamo da vicino dove si distribuiscono i sei killer costieri in italia.

  1. La maladepurazione è un flagello che si estende da nord a sud della Penisola. Si parte dal Litorale Domitio Flegreo in Campania passando per la Puglia a Molfetta e per il litorale tra Bari e Barletta. A Crotone e nell’alto Ionio Calabrese sono stati sequestrati diversi impianti, inquinate in provincia di Reggio Calabria le foci dei fiumi Mesima, Menga e Petrace. Non manca Palermo, bacchettata anche dalla corte di Giustizia Ue, seguita dalla Foce del Tevere, l’80% delle foci dei fiumi nelle Marche e il  Delta del Po a Comacchio, interessato anche da un’intensa moria di pesci.
  2. Le estrazioni petrolifere rappresentano l’altro imputato eccellente: sott’accusa Ombrina mare e l’Adriatico centro meridionale così come il mar Ionio e il Canale di Sicilia.
  3. L’abusivismo edilizio resta una piaga soprattutto nel sud Italia: si segnalano Triscina, in provincia di Trapani, le villette di Ischia e della provincia di Salerno e Torre Mileto, a Lesina (Fg), dove è stato costruito un intero villaggio costiero completamente illegale.
  4. Oltre il 55% del suolo costiero è stato consumato irreversibilmente da porti e costruzioni turistiche: tra la provincia di Teramo e Pescara, tra Roma e Latina e tra Imperia e Ospedaletti.
  5. Le grandi navi da crociera, invece, perseverano del gesto degli inchini in aree ad alto rischio come l’Isola del Giglio (con la nave Costa Concordia arenata da circa 1 anno e mezzo) e la Laguna di Venezia.
  6. Nemmeno la Sardegna è immune causa le bonifiche da completare dovute alle attività militari come l’ex arsenale militare La Maddalena  e il poligono di Quirra in Ogliastra.