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Costa Concordia in asse e nessun danno ambientale. L’operazione in timelapse

Dopo 19 ore di lavoro la Costa Concordia è riemersa lentamente dal mare.

Alle ore 4 del mattino, gli 11 tecnici con i 500 addetti ai lavori, hanno riportato la nave in asse con un’operazione di sollevamento e rotazione di 90° con cavi e cassoni, mai realizzata prima. La Costa Concordia ora è in asse verticale, la poppa e la prua non sono ancora visibili perché non è ancora galleggiante ma poggiata su di un fondale artificiale a 30 metri di profondità.

I prossimi step del The Parbuckling Project, sono la messa in sicurezza e riparazione del relitto con conseguente valutazione dell’impatto ambientale, e l’installazione di 15 cassoni anche sul lato appena riemerso della nave. I cassoni laterali ora sono pieni di acqua e verranno svuotati successivamente per spingere la nave verso l’alto e consentirne la rimessa a galla. Non sono ancora certi i tempi di trasferimento della Costa Concordia fuori dall’Isola del Giglio ma, molto probabilmente ciò avverrà non prima della prossima primavera.

Già da questa mattina sono in corso le verifiche per accertare tutti i possibili danni ambientali apportati dall’operazione di rotazione della nave, ravvisabili soprattutto nella fuoriuscita di sostanze tossiche inquinanti. A bordo della Concordia infatti, sono presenti 240 mila metri cubi di liquidi fortemente inquinati e tonnellate di sostanze organiche di vario tipo. Secondo Alessandro Giannì di Greenpeace “è come se si scaricassero improvvisamente in mare le fognature e gli arredi di una città di cinquemila abitanti”.

“Ho avuto la sensazione che anche lo stato delle acque sia confortante. Non ho navigato nei liquami di una città sversata in mare – ha dichiarato ironicamente Franco Gabrielli della Protezione civile – Non percepiamo nulla che si discosti da quello che avevamo programmato in tema di rispetto ambientale”. Gabrielli si è dichiarato molto soddisfatto per lo svolgimento di tutta l’operazione che ha posto la questione dell’impatto ambientale sempre al centro dell’attenzione. Anche l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale Arpat Toscana sta proseguendo con i prelievi di acqua marina; Gabrielli ha dichiarato che “è stato richiesto anche il Dna dei ricci, per vedere se ci sono state mutazioni genetiche”.

Soddisfazione per il contenimento dei danni ambientali anche da parte del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando “Sono molto soddisfatto da tutti i punti di vista – ha detto il ministro commentando il termine delle operazioni di rotazione – in particolare dal punto di vista ambientale perche’ il danno e’ stato contenuto a quello che la nave provocò con l’impatto e non si sono aggiunti degli altri: non era affatto un risultato scontato”.