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#COP19: nessun accordo a Varsavia. Le ONG abbandonano la Conferenza sul Clima

Quando i grandi decisori del Pianeta si riuniscono per fermare il global warming ci si aspetta che vengano presi importanti impegni governativi che diano una smossa alla coscienza collettiva e che siano di esempio per i piccoli decisori politici. Purtroppo non sempre è così.

La Conferenza sul Clima COP19 delle Nazioni Unite che si è tenuta a Varsavia, in Polonia, dall’11 al 22 novembre, non ha prodotto i risultati sperati e, due giorni prima della fine della Conferenza, le associazioni internazionali ambientaliste – come Wwf, Greenpeace, ActionAid, Oxfam – hanno deciso di ritirarsi volontariamente dai colloqui sul clima.

Nessun accordo vincolante sulla lotta ai cambiamenti climatici è stato raggiunto e i negoziati dell’UNFCCC si sono rivelati un vero e proprio fallimento, incapaci di gettare le basi per il piano globale della COP di Parigi 2015 in cui si dovrà definire una politica sul clima post 2020. L’unica nota positiva sono gli accordi in materia di riduzione delle emissioni da deforestazione, con l’adozione di un insieme di regole per la tutela delle foreste tropicali (REDD+) e per sbloccare grandi investimenti con un piano da 280 milioni dollari sull’agricoltura sostenibile sostenuto da Usa, Gran Bretagna e Svezia.

“La Conferenza di Varsavia ha messo al centro gli interessi delle industrie energetiche sporche invece che gli interessi dei cittadini, con un “Coal & Climate Summit” che si è tenuto in concomitanza, con sponsorizzazioni da parte di grandi inquinatori affisse ovunque e una presidenza (della Polonia), che si basa sul carbone e sull’industria del fracking” si legge sul sito del WWF dedicato alla COP19.

Le delegazioni non avevano voglia di preparare accordi vincolanti per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici e la conferenza si è chiusa riflettendo la fase di stallo temuta. I paesi in via di sviluppo come la Cina e l’India vogliono che venga applicata una “politica differenziata” perché temono che paesi industrializzati come gli USA vogliano esimersi dalle responsabilità storiche sul global warming, dato che gli obiettivi 2013-2020 non sono stati ancora raggiunti. Di contro, dopo il passo indietro di Giappone, Canada, Brasile e Australia, non si è raggiunta una sinergia tra i paesi sviluppati per investire più fondi nelle azioni per il clima ed è svanita anche la possibilità di finanziare aiuti per danni da eventi climatici estremi come le ondate di calore, le siccità e le inondazioni che hanno colpito i paesi poveri come le Filippine. “Per il terzo anno consecutivo – ha sostenuto la direttrice dell’Oxfam, Winniw Byanyma – i Paesi hanno trovato un nuovo modo per non dire assolutamente nulla. Questo lascerà alcuni dei Paesi più poveri e colpiti dagli effetti atmosferici con grandi buchi nei loro bilanci”.

Lo stato comatoso di questi negoziati – ha dichiarato Martin Kaiser di Greenpeace Internationalmanda un segnale chiaro sul fatto che la disobbedienza civile contro le nuove centrali a carbone e i nuovi pozzi di petrolio è necessaria per prevenire disastrosi cambiamenti climatici. Né i paesi industrializzati né quelli in via di sviluppo volevano fare passi avanti offrendo misure concrete per ridurre le emissioni, e nemmeno mettersi d’accordo su una data concreta entro cui farlo “.

Più positivo è stato Matthias Groote del Parlamento Europeo, che guarda speranzoso a Lima 2014: “Siamo felici che la Conferenza abbia preservato gli scopi della piattaforma di Durban per un accordo globale che metta insieme tutte le parti, verso un’intesa da raggiungere nel 2015 su impegni vincolanti. Nella strada verso Parigi, Varsavia ha dovuto fronteggiare la velenosa divisione tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, seppur al costo di parole vaghe mentre avremmo bisogno di impegni chiari e urgenti. Molto è stato lasciato alla COP dell’anno prossimo“.

“La mancanza di un senso di urgenza mostrata dai governi in questo processo è stata nauseante – ha invece dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – I negoziatori avrebbero dovuto usare il vertice di Varsavia per fare un grosso e fondamentale passo avanti verso un’azione globale e giusta contro il cambiamento climatico. Non è successo. E questo mette a serio rischio i negoziati verso il raggiungimento di un accordo globale nel 2015″.