Cristian D'Alessandro Greenpeace Artic 30
Cristian D'Alessandro - Artic 30 (fonte: Greenpeace)

Gli #Artic30 a casa dopo 100 giorni. Cristian: "La lotta non finisce qui"

Cristian D'Alessandro Greenpeace Artic 30
Cristian D’Alessandro – Artic 30 (fonte: Greenpeace)

Gli Arctic 30 stanno andando a casa. Tutti i 26 cittadini non russi hanno un visto di uscita e lasceranno la Russia da San Pietroburgo per fare ritorno nelle rispettive patrie. Anche il napoletano Cristian D’Alessandro, l’unico attivista italiano incarcerato degli Artic 30, è ritornato a casa dopo 100 giorni di prigionia. 

Intanto  il colosso petrolifero russo Gazprom, già il 20 dicembre scorso, ha annunciato di aver prodotto le prime quantità commerciabili di petrolio dalla controversa piattaforma di trivellazione Prirazlomnaya nel mare della Pechora, al centro della battaglia degli Artic 30.

L’attivista svedese Dima Litvinov è stato il primo a lasciare la Russia, passando in treno il confine con la Finlandia attorno alle 20:30 ora locale (17:30 GMT) del 26 dicembre. Gran parte dei suoi compagni sono partiti da San Pietroburgo oggi e gli altri lo faranno nel fine settimana. L’attivista italiano Cristian D’Alessandro è a casa, essendo atterrato all’ora di pranzo all’aeroporto di Napoli. I ventotto attivisti e due giornalisti freelance erano stati incarcerati dopo una protesta pacifica contro una piattaforma petrolifera artica gestita da Gazprom, avvenuta il 18 settembre. Il giorno dopo, il 19, la nave di Greenpeace International ‘Arctic Sunrise’ era stata abbordata in acque internazionali da agenti di sicurezza russi, per venire poi rimorchiata a Murmansk dove i trenta sono stati poi arrestati.

Phil Ball, inglese, ha così descritto la vicenda: “Stiamo celebrando , ma voglio dire che questo non sarebbe mai dovuto accadere. Cento giorni fa siamo stati sequestrati in acque internazionali da un commando armato. Abbiamo affrontato accuse ridicole, la pirateria prima, poi il teppismo, e abbiamo trascorso due mesi in prigione per un crimine che non abbiamo commesso. Noi eravamo colpevoli di nulla di più che avere una coscienza. Abbiamo navigato verso nord solo per protestare pacificamente contro una nuova industria spericolata, perché a volte una presa di posizione è l’unica cosa che puoi fare. Questo è quello penso a proposito delle perforazioni petrolifere nell’Artico, e anche se ora sono libero non abbiamo ancora vinto la campagna per salvare l’Artico. Siamo più vicini, ma c’è ancora una lunga strada da percorrere“.

Prima di riunirsi con la propria famiglia, anche Cristian D’Alessandro ha fatto un commento: “Ci siamo, ce l’abbiamo fatta. E’ stato un onore per me vivere tutto quello che abbiamo passato insieme al capitano (Peter Willcox, ndr.) che era a bordo della prima ‘Rainbow Warrior’ quando fu bombardata e affondata dai servizi segreti francesi nel 1985. Un piacere passare attraverso queste difficoltà con alcuni dei membri dell’equipaggio del mio primo viaggio sull”Arctic Sunrise’, e con i nuovi marinai che ho incontrato. E’ un piacere aver incontrato personalmente alcuni dei quasi 140 appartenenti alla squadra di appoggio, che ha lavorato intensamente per renderci la vita più facile. E sarò per sempre grato ai milioni di persone in tutto il mondo che ci hanno sostenuto negli ultimi tre mesi. E’ strano pensare che in qualche modo è stata una grande esperienza: di sicuro ha cambiato le nostre vite. Alla Gazprom, alla Shell e a tutte le compagnie che intendono perforare l’Artico in cerca di petrolio possiamo dire che la campagna di Greenpeace non si ferma qui, e non si fermerà fino a quando questo ecosistema così fragile, e così importante per il clima terrestre, non sarà protetto“.

Fonte: Ufficio Stampa Greenpeace