Cura non invasiva dei tumori: lo studio rivoluzionario

Migliorata la comprensione di uno dei meccanismi genetici.

I ricercatori del Center for Genomic Science of IIT@SEMM dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) a Milano e dell’ A*STAR di Singapore, guidati rispettivamente dal Prof. Bruno Amati e dal Prof. Ernesto Guccione, hanno migliorato la comprensione di uno dei meccanismi genetici alla base della proliferazione di uno specifico tumore.

Gli ultimi risultati sono stati pubblicati nella rivista Nature in un articolo dal titolo “MYC regulates the core pre-mRNA splicing machinery as an essential step in lymphomagenesis”.

In questo nuovo lavoro, frutto della collaborazione internazionale fra i due centri, i ricercatori hanno identificato varie componenti dello Spliceosoma – un complesso di proteine che regola la maturazione del DNA. Tra queste componenti risalta PRMT5, un’enzima essenziale ad una corretta maturazione di tutto il complesso. Lo studio di campioni clinici ha rivelato che questa funzione di Myc nel regolare lo Spliceosoma è conservata nell’ umano. “L’inibizione di PRMT5 – spiega il prof. Ernesto Guccione – dovrebbe trovare applicazioni nella terapia del tumore”.

La scoperta apre nuove vie di sviluppo terapeutico, quali nuovi farmaci antitumorali con azione mirata. La cura non invasiva dei tumori tramite terapie a bersaglio molecolare è infatti un importante sviluppo nella medicina oncologica, poiché queste agiscono direttamente su elementi biologici specifici della malattia, riducendo gli effetti collaterali delle attuali chemioterapie. Lo sviluppo di nuove terapie anti-cancerose dipende da una conoscenza approfondita dei meccanismi molecolari alla base della crescita dei tumori, identificando così i principali bersagli da colpire al fine di eliminare le cellule cancerose, riducendo al minimo gli effetti collaterali su quelle sane. E’ noto che alla base dei tumori si trovano spesso alterazioni dell’espressione dei geni: regolatori come Myc si legano ad altri geni nel DNA e ne regolano il processo di “trascrizione” che a sua volta produrrà le proteine necessarie per il corretto funzionamento della cellula. Si sa da tempo che Myc è uno degli oncogeni (i geni che inducono la crescita tumorale) più comuni in tumori di ogni tipo. Infatti, un’ aumentata quantità della proteina Myc è spesso riscontrata nell’insorgenza delle malattie oncologiche, ed è legata in particolare alla proliferazione incontrollata delle cellule cancerose.

In un lavoro pubblicato nel 2014 anch’esso sulla rivista Nature, il gruppo del dott. Bruno Amati del Centro di Genomica di IIT a Milano aveva mappato i geni regolati da Myc durante lo sviluppo di linfomi. Da allora, il gruppo di Amati e quello di Guccione hanno intavolato una serie di progetti collaborativi al fine di capire quali tra questi geni fossero particolarmente critici allo sviluppo del tumore. Questa collaborazione ha portato alla pubblicazione di questo nuovo lavoro su Nature. “Alcuni lavori scientifici recenti avevano avanzato la proposta che Myc agisse amplificando l’attività dei geni in maniera indiscriminata”, spiega il Prof. Bruno Amati, “il nostro lavoro del 2014 aveva ridimensionato questa conclusione, mostrando che in realtà la proteina Myc interviene in modo più specifico, regolando determinati gruppi di geni: la tappa successiva consisteva nel capire quali tra questi geni regolati da Myc, e a loro volta tra i processi cellulari regolati da questi geni, fossero quelli critici al mantenimento del tumore. Il presente lavoro identifica uno di questi processi: ve ne sono vari altri che stiamo studiando al momento, anch’essi molto promettenti a fini terapeutici.”.

Quando tali studi saranno conclusi, i ricercatori avranno individuato i geni sui quali concentrarsi per futuri sviluppi terapeutici nell’uomo.