Agricoltura sostenibile: tracce di diserbante ritrovate nella frutta e nella verdura

Un modello produttivo che evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, del suolo, dell’acqua e dell’aria, ma che sia sostenibile anche dal punto di vista aziendale

Sarà uno dei temi più attuali trattati a Cremona in occasione dei tre Saloni contemporanei dedicati alle opportunità della bioeconomia: BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibition, e Food Waste Management Conference (Fiera di Cremona, dal 20 al 22 aprile 2016)

“Il glifosate è il componente principale di almeno l’80% degli erbicidi in commercio nel nostro Paese – ha dichiarato Beppe Croce responsabile agricoltura di Legambiente – un dato molto preoccupante visto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS lo ha definito “probabilmente cancerogeno”. Il glifosate è il diserbante più usato al mondo, e recentemente ne sono state ritrovate tracce in 14 tipi diversi di birra tedesche, oltre che in alcuni prodotti ortofrutticoli.

Nell’Unione Europea l’autorizzazione per l’uso del glifosate è scaduta il 31 dicembre 2015 e nei prossimi giorni la Commissione Europea dovrà decidere se proporne il rinnovo per altri 15 anni.

Quale può essere l’alternativa al suo impiego in agricoltura? La risposta sta nell’agricoltura sostenibile, che secondo una definizione elaborata dalla FAO significa “agricoltura che non mira solo a garantire la sicurezza alimentare attraverso una maggiore produzione, ma aiuta gli agricoltori a soddisfare le loro aspirazioni socio-economiche e culturali e a proteggere e conservare le risorse naturali per soddisfare le esigenze future”.

L’agricoltura sostenibile sarà protagonista a Cremona, nella giornata di apertura di BioEnergy Italy (20-22 aprile 2016) nella conferenza, organizzata in collaborazione con Chimica Verde Bionet, “Agricoltura sostenibile: nuove soluzione e nuove colture”.

Pratiche agricole che puntano all’ottimizzazione delle diverse fasi del processo produttivo, trasformando costi e sprechi in concreti vantaggi economici: l’uso delle materie plastiche e il consumo idrico rappresentano, per esempio, spese che possono trasformarsi in opportunità di reddito nell’ottica di riuso e riciclo degli scarti di lavorazione diretti e indiretti.

Agricoltura biologica, biodinamica e produzioni integrate sono i metodi che più rispondono al concetto di agricoltura sostenibile, e in questo concetto si inserisce a pieno titolo il Piano di azione sull’economia circolare” emanato il 2 dicembre 2015. In un recente convegno svoltosi all’Accademia dei Georgofili a Firenze, organizzato da Confagricoltura, Massimo Giansanti, vicepresidente dell’organizzazione agricola, ha affermato che “la circolarità in agricoltura è già una realtà e sotto molti aspetti il settore agricolo, per la peculiarità dell’ambiente in cui opera lavora secondo il modello di economia circolare seguendo le fasi della natura. Per gli agricoltori evitare lo spreco di risorse è una priorità – ha sottolineato – quello che serve oggi è rafforzare il concetto classico di circolarità già presente in agricoltura. Occorre cogliere questa occasione per portare alla ribalta il ruolo positivo che il settore agricolo può avere nella prevenzione della formazione e poi del riutilizzo dei rifiuti”.

Alcuni dati sull’agricoltura biologica.

Nel 2014, in Italia, gli ettari coltivati a biologico sono stati 1.400.000 distribuiti su 49.070 aziende agricole (+2,5% rispetto al 2013) con oltre 55.400 operatori certificati. Un settore, quello del biologico, in costante aumento anche da un punto di vista internazionale tant’è vero che l’export di prodotti agroalimentari bio ha raggiunto 1,42 miliardi di euro: il 4% di quelle dei prodotti agroalimentari convenzionali (dati Bioreport, strumento di analisi realizzato da Crea). A livello mondiale gli ettari coltivati a biologico sono 43,1 milioni pari a 60 miliardi di euro di valore di mercato con l’occupazione di 2,3 milioni di operatori (dati del The World of organic agricolture di Fibl e Ifoam – sito Federbio).