Pellicola per la conservazione dei cibi: oggi si ricava dalle bucce d’arancia e dai gusci dei gamberetti

La produzione di film edibili alternativi appunto alla diffusissima “pellicola” sta conoscendo una forte fase di sperimentazione destinata a trovare nuovi sbocchi. In Sicilia se ne produce il 5% a livello mondiale.

Se ne parlerà a Cremona nell’ambito del 6° Food BioEnergy, uno degli incontri del ricco programma dei tre Saloni di CremonaFiere dedicati alle opportunità della bioeconomia: BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibition, Food Waste Management Conference (20-22 aprile 2016).

Ne abbiamo parlato con Salvatore Raccuia, ricercatore responsabile dei progetti di ricerca nel settore agroalimentare del CNR di Catania.

Dalla pectina e dal chitosano si possono ottenere film edibili destinati alla conservazione degli alimenti

“Attraverso una lavorazione che può avvenire solo ed esclusivamente in impianti molto innovativi e a ciclo completo, in pratica delle bioraffinerie – spiega Raccuia – dalla buccia dell’arancia si ottengono gli oli essenziali e la pectina, una molecola da cui si possono ricavare prodotti di pregio come un particolare tipo di carta, ma anche film edibili destinati al rivestimento e alla conservazione di alimenti.

Attualmente stiamo lavorando su una tipologia di prodotto che, rivestendo il cuore dei carciofi destinati alla IV gamma, riescono a garantirne la conservazione fino a 28 giorni a 4°C di temperatura.”

La pectina si ottiene per il 98% dalla buccia delle arance, e solo in Sicilia, dove a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) esiste un grande e innovativo impianto, se ne produce il 5% del totale a livello mondiale.

Oltre che dalla pectina però, i film edibili possono essere ricavati anche dal chitosano, che si ottiene dalla lavorazione del guscio dei gamberetti prodotti in allevamento.

Queste molecole si possono ottenere solo in impianti molto innovativi dove si effettua l’intero ciclo di lavorazione della materia prima

-Si tratta di scoperte relativamente recenti?
“Direi proprio di sì – risponde Raccuia. L’impiego di queste molecole è iniziata non più tardi di 5-6 anni fa ed è tuttora destinata a produzioni non convenzionali. Per intenderci, anche a causa di costi necessariamente più elevati rispetto alla classica pellicola in uso da molti anni e ottenuta da fonti fossili, i film edibili ricavati dalla pectina e/o dal chitosano, totalmente biodegradabili, vengono al momento impiegati per le produzioni biologiche, che notoriamente si rivolgono a un consumatore disposto a spendere qualcosa in più”.

I costi sono elevati, ma la ricerca scientifica nel nostro Paese è molto avanzata e le prospettive di sviluppo sono interessanti

I costi, infatti. “Oggi 1 kg di chitosano ottenuto dal guscio dei gamberetti costa in media tra gli 800 e i 900euro/kg, cifra che scende a 180-190euro/kg per il chitosano ottenuto da funghi. Diverso il discorso per la pectina: 1 tonnellata costa mediatamente tra gli 800 e i 900 euro. Il nostro Paese – conclude Raccuia – sta lavorando molto bene in questo settore e quello della produzione di film edibili ricavati da sottoprodotti di origine alimentare, come peraltro anche la buccia della mela, è al centro di un processo evolutivo abbastanza rapido e con prospettive di sviluppo interessanti”.

L’occasione per approfondire questo tema di grande interesse non solo per l’ambiente, ma anche per le sue chiare implicazioni economiche, sarà il 21 aprile 2016 a Cremona in occasione del 6° Food BioEnergy, uno degli incontri del ricco programma dei tre Saloni di CremonaFiere dedicati alle opportunità della bioeconomia: BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibition, Food Waste Management Conference (20-22 aprile 2016).