Da un errore di laboratorio nasce l’enzima mangia-plastica

L’errore creativo è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori inglesi e americani e potrebbe salvare mari e oceani dall’inquinamento da Pet.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Portsmouth insieme con il National Renewable Energy Laboratory del Colorado, nel tentativo di migliorare la funzionalità di un enzima già scoperto in Giappone, ha per errore plasmato una nuova molecola capace di “mangiare” la plastica delle bottiglie ad una velocità aumentata.

Si tratta di un errore creativo di laboratorio che potrebbe aver generato una soluzione grandiosa ad un problema che attanaglia con preoccupazione gli oceani del nostro pianeta: l’inquinamento ambientale da Pet, la plastica che ogni anno finisce nei mari e negli oceani nella dimensione compresa tra 4,9 e 12,7 tonnellate.

La scoperta nasce a partire da un batterio messo a punto da un gruppo di scienziati Giapponesi del Kyoto Institute of Technology,  l’Ideonella sakaiensis, capace di mangiare naturalmente la plastica delle discariche utilizzandola come fonte di sostentamento e crescita, mediante l’azione chimica di soli due enzimi.

Gli scienziati sono riusciti a ricostruire l’esatta struttura dell’enzima prodotto dal batterio e hanno tentato di migliorarlo per vederne l’evoluzione e riprodurlo.  Ma a questo punto, in seguito a un piccolo errore di laboratorio, è stata costituita una molecola migliore di quella precedente, “capace di disaggregare le plastiche PET”, si legge nelle conclusioni pubblicate sul Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

“Ciò che è uscito fuori è che abbiamo migliorato di molto l’enzima. E’ stato uno shock – ha spiegato John McGeehan di Portsmouth -. E’ una grande e concreta scoperta”. Si stima che l’enzima artificiale impieghi solo pochi giorni per divorare la plastica e smaltirla, nutrendo l’ottimismo di scienziati ed ambientalisti che attendono di sperimentare l’enzima su larga scala ed applicarlo ai casi concreti di smaltimento industriale.