Come l’edilizia può aiutare le famiglie a ridurre l’impatto sul clima: l’intervista

L’attenzione ai cambiamenti climatici è ormai quotidiana grazie anche all’impegno di giovani come Greta Thunberg.

Alcuni detrattori affermano che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati. Invece, come dimostra Antonello Pasini climatologo del CNR, le variazioni sono state di 1 grado in 500 anni con andamento della concentrazione di CO2 da 180 a 280 ppm circa. Attualmente stiamo assistendo ad un incremento di 1 grado in circa 200 anni con una concentrazione di CO2 che si attesta sempre sopra i 400ppm. Una correlazione, quella tra cambiamenti climatici e CO2, ormai chiara ed evidente grazie anche agli studi dell’IPCC.

Come dimostra uno studio dell’Agenzia europea dell’ambiente, la maggior parte dell’emissione di CO2 è causata dalla produzione di energia.

L’elaborazione dell’ENEA sui dati del MISE dimostra come la percentuale di fabbisogno energetico sia dovuto per la maggior parte agli “usi civili”.

Questo fabbisogno per “usi civili” raggruppa sostanzialmente l’energia necessaria per la climatizzazione, la produzione di acqua calda sanitaria, il funzionamento degli elettrodomestici e l’illuminazione delle nostre abitazioni.

Chiunque potrà visionare le proprie bollette energetiche per capire che la maggior parte del fabbisogno energetico è dovuto proprio alla climatizzazione e quindi al riscaldamento delle abitazioni.

In sintesi riscaldare le nostre abitazioni incide per circa il 20% delle emissioni globali. Un valore significativo che ci rende tutti responsabili dei cambiamenti climatici. Proprio per questa ragione sono sempre più apprezzati gli edifici a bassissimo fabbisogno energetico, come CasaClima Oro o PassivHaus, con emissioni di CO2 quasi nulle rispetto al 90% dell’edilizia nazionale che ha consumi almeno di 1.000€/anno o addirittura 2.000€/anno per 100 metriquadri.

Oggi incontriamo l’Ing. Domenico Pepe progettista CasaClima Oro e ci faremo svelare un po’ di segreti circa questa tipologia di edifici.

Davvero l’edilizia può aiutare le famiglie a ridurre il loro impatto sul clima e quali consigli possiamo dare loro?

Certo! Come dimostrano i dati presentati dall’Agenzia europea dell’ambiente e dall’ENEA gli edifici influiscono su circa il 20% delle emissioni complessive di CO2. Il risparmio energetico degli edifici rappresenta il tema principale per ridurre sostanzialmente le emissioni quotidiane delle famiglie.

Ovviamente non deve essere la sola strategia:

E’ opportuno – se possibile – raggiungere il proprio luogo di lavoro con mezzi ecologici (bici o treno) oppure, nel caso in cui il proprio luogo di lavoro sia troppo distante o difficile da raggiungere con mezzi pubblici è opportuno valutare l’uso di un’auto elettrica abbinata ad un impianto fotovoltaico per ridurre al minimo l’approvvigionamento dalla rete nazionale. Oppure, se vi è la possibilità, sfruttare l’home working.

Se possibile è utile ridurre l’acquisto di cibi o oggetti con imballaggi ed è opportuno, quando le possibilità ce lo permettono, di aderire a GAS – Gruppi di Acquisto solidali che possono offrire cibi a chilometro zero.

Si può notare come la maggior parte di queste soluzioni contribuiscano a creare un beneficio anche per il bilancio economico delle famiglie riducendo drasticamente i costi per l’accesso ai servizi.

Si fa tutto con gli impianti e quindi con il fotovoltaico?

Purtroppo il solo impianto fotovoltaico non basta a ridurre il fabbisogno energetico.

In molti casi sono stato chiamato a sanare situazioni paradossali per cui i committenti avevano acquistato un impianto fotovoltaico senza risolvere il loro problema energetico che era prevalentemente dovuto alla bolletta del gas per il riscaldamento.

Il concetto è infatti quello di ridurre al minimo il fabbisogno energetico. Quest’ultimo, ridotto al minimo, avrà bisogno di un piccolissimo impianto fotovoltaico a copertura di tutti i consumi.

Anche sulla climatizzazione davvero si può risparmiare così tanto?

Nell’ultimo edificio CasaClima Oro su cui abbiamo lavorato in pratica non esiste un sistema di climatizzazione tradizionale. All’interno di “Casa Turoldo” – così si chiama l’edificio – non ci sono termosifoni o pavimenti radianti e non c’è nemmeno una caldaia a gas.

L’edificio è riscaldato o raffrescato con un solo split per circa 180mq lordi. Di solito, negli edifici tradizionali, vediamo almeno uno split per stanza o comunque almeno un termosifone per stanza.

L’assenza di un impianto tradizionale ci fa riflettere su quanti rischi in meno si corrano non dovendo approvvigionarsi con il gas o con caldaie che possono dar problemi da un momento all’altro.

Oltretutto sappiamo quanto il tema dell’energia sia collegato alla destabilizzazione dei paesi produttori e quanto il concetto di economia circolare sia più vicina al concetto di democrazia energetica; cioè accessibile a tutti e non dipendente da terzi soggetti.

Come mai questo edificio non ha bisogno dei sistemi tradizionali di riscaldamento?

“Casa Turoldo” è dotato di un elevato spessore di coibente su tutte le superfici. Questo spessore di coibente non permette la dispersione di calore verso l’esterno; allo stesso tempo lascia passare il vapore in maniera corretta. Lo si potrebbe paragonare ad un ottimo giubbotto da neve che ci tiene ben caldi anche se in montagna e in presenza di neve.

L’ottimale coibentazione non permette la dispersione di calore verso l’esterno e per mantenere una temperatura di comfort interna non è necessario immettere ulteriore energia oltre quella fornita gratuitamente dal sole che entra dagli infissi.

Va detto anche che gli edifici tradizionali, in cui vive il 90% della popolazione in Italia, lasciano sempre quella sensazione di discomfort causato dalle pareti troppo fredde anche se si cerca di riscaldarli innalzando la temperatura dell’aria interna. Anche per questo non vale la pena intervenire solo sugli impianti: soluzione antieconomica, che non risolve il problema del discomfort, della bolletta e delle emissioni.

In un intervento di coibentazione il risparmio economico è direttamente proporzionale alle minori emissioni di CO2 e si attesta in circa il 90% fino al 100% in alcuni edifici. Quando si raggiunge l’autonomia energetica ci si avvicina molto di più ad un intervento razionale di economia circolare.

“Casa Turoldo” non era abitata prima della ristrutturazione, ma con opportune simulazioni abbiamo stimato che la bolletta prima dell’intervento si poteva attestare in circa 1.895 €/anno. Dopo la riqualificazione energetica certificata CasaClima la bolletta dovrebbe attestarsi intorno ai 150€/anno con una riduzione del 92% dei consumi quindi con un risparmio economico di 1.745€/anno. Questi interventi mettono al sicuro le famiglie dalla Fuel Poverty: la difficoltà di acquistare combustibile per mantenere il comfort all’interno delle proprie abitazioni.

“Ottimale coibentazione” vale a dire il minimo di legge?

L’ottimale coibentazione purtroppo non ha nulla a che vedere con il minimo di legge.

La valutazione degli spessori deve essere eseguita con software specifici. La legislazione attuale indica spessori minimi di circa 14cm mentre molto spesso lo spessore ottimale è ben diverso e si rischia di fare degli investimenti antieconomici.

Questa tipologia di intervento potrebbe essere utile per le famiglie e come renderlo maggiormente accessibile?

La maggior parte delle abitazioni in Italia sono state realizzate prima degli anni ’90 con criteri di risparmio energetico che lasciano molto a desiderare quindi con bollette che si attestano in almeno 1.000€ o addirittura 2.000€ per 100 metriquadri. Tutte queste abitazioni possono risentire positivamente degli interventi di efficientamento energetico di questo tipo.

Per facilitare il momento della scelta da parte dei proprietari e dare utili consigli su quali interventi realizzare prima di fare costosissimi errori, abbiamo realizzato una breve guida gratuita per la riduzione dei consumi che si può trovare su questa pagina: https://www.domenicopepe.eu/nl/.

Per chiudere, chissà quanto costano gli interventi di questo tipo. E’ necessario salvare il clima ma non si può chiedere alle famiglie di spendere tutti i propri risparmi. Allora come si può procedere?

Questa è una domanda interessante perché ci permette di chiarire un punto importante: il risparmio energetico permette di autofinanziare l’intervento. In più le detrazioni fiscali permettono un ritorno economico dai 10 ai 15 anni.

Cosa possiamo dire in chiusura?

Questa tipologia di interventi fa bene al comfort interno, all’ambiente ma è anche particolarmente vantaggiosa dal punto di vista economico. Insomma meglio approfittarne prima che vengano eliminate le detrazioni fiscali.