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La Dieta Mediterranea è a rischio a causa del cambiamento climatico

La Dieta Mediterranea è Patrimonio Unesco da 10 anni ma la crisi climatica e le politiche comunitarie poco orientate all’ecosostenibilità, ne minacciano il futuro.

Secondo i dati del CNR, il 20% del territorio italiano è a rischio desertificazione a causa della scarsità delle piogge dovuta al cambiamento climatico. Il 70% della Sicilia, il 57% della Puglia e il 30% della Campania soffrono la scarsità di irrigazione dei campi e ciò significa mettere a rischio i maggiori produttori della Dieta Mediterranea.  

Ad evidenziare la problematica è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), che sottolinea come in questi territori i Consorzi di bonifica ed Irrigazione rispondono ai cambiamenti climatici con 25.242 chilometri di canali e condotte tubate (km. 11.437 in Sicilia, km. 10.407 in Puglia, km. 3.398 in Campania)  a servizio di 456.205 ettari (ha. 164.536 in Sicilia, ha. 210.455 in Puglia, ha. 81.214 in Campania).

“Oggi la Dieta Mediterranea – ricorda Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è messa a rischio non solo dalle restrizioni dovute alla pandemia, ma dai cambiamenti climatici che stanno condizionando il modello agricolo dell’Europa meridionale.”

Italia, Spagna e Portogallo, sedi di cosiddette comunità emblematiche della Dieta, siano Paesi fondatori di Irrigants d’Europe che ha l’obiettivo di affermare, in sede europea, la fondamentale funzione dell’irrigazione sia in termini produttivi che ambientali, a fronte delle mutate condizioni pluviometriche. Ma le infrastrutture idriche da sole non bastano, come dimostra la perdurante siccità che sta colpendo Puglia e Sicilia, le cui riserve idriche segnano gravi deficit sul 2019.

Le mutate condizioni climatiche e le esigenze di un mercato globalizzato comportano l’allungamento delle stagioni irrigue che, per alcuni prodotti, coprono ormai l’intero anno. Per questo – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – chiediamo al Governo di investire nelle infrastrutture idriche, asset strategico per  il futuro dell’agricoltura italiana. Finanziarli sarebbe un modo concreto di celebrare la Dieta Mediterranea, asse portante dell’export agroalimentare italiano, il cui 83% dipende dalla disponibilità irrigua. Senza acqua non c’è agricoltura.”