Dagli scarti al carburante green: ecco come l’Italia trasforma l’olio fritto in energia pulita

Il CONOE raccoglie oltre 80.000 tonnellate di oli esausti nel 2024: meno CO2, più economia circolare

Nel 2024, l’Italia ha raggiunto un traguardo ambientale sorprendente: oltre 80.000 tonnellate di oli vegetali e grassi animali esausti sono stati raccolti e quasi totalmente rigenerati per produrre biodiesel di seconda generazione, grazie al lavoro del CONOE, il Consorzio nazionale per il trattamento di questi rifiuti.

Il risultato? Una riduzione stimata di 107.000 tonnellate di CO₂, evitando che un rifiuto altamente inquinante finisse nelle fogne, nei fiumi o nel terreno. Basti pensare che un solo litro d’olio può contaminare fino a un milione di litri d’acqua.

Un modello virtuoso che funziona, ma non senza ostacoli

Oggi il sistema di raccolta professionale (industrie, ristorazione, artigianato) funziona a pieno regime e copre quasi tutto il potenziale disponibile. Ma il 62% degli oli esausti è prodotto in ambito domestico e lì la raccolta è ancora troppo bassa. Coinvolgere cittadini, Comuni e supermercati diventa quindi la prossima sfida per aumentare i volumi recuperati.

In parallelo, il biodiesel rigenerato italiano soffre la concorrenza sleale dei prodotti d’importazione a basso costo e l’assenza di un adeguato riconoscimento normativo. Il Consorzio ha già portato queste criticità ai Ministeri, chiedendo misure concrete per salvaguardare una filiera nazionale strategica.