Il convegno Polieco rilancia il ruolo strategico della certificazione ambientale per competitività e sostenibilità
Valorizzare la sostenibilità e rafforzare la competitività del Made in Italy: è questa la sfida lanciata dal marchio “Made Green in Italy”, protagonista del convegno organizzato dal Consorzio Polieco a Roma l’11 giugno. L’incontro ha acceso i riflettori sul potenziale di questa certificazione per le imprese che operano nel settore dei beni in polietilene, ma con uno sguardo ampio all’intero tessuto produttivo nazionale.
Certificazione ambientale come leva economica
Il Marchio Made Green in Italy, istituito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), si propone come strumento concreto per promuovere prodotti sostenibili, sicuri e ad alto valore qualitativo. A ribadirne l’importanza è stata Vannia Gava, viceministra del MASE, in videocollegamento:
“Non è solo un investimento sulla sostenibilità, ma anche un valore aggiunto per il mercato, che rafforza la competitività delle imprese italiane”.
Un concetto rilanciato anche da Claudia Salvestrini, direttrice generale del Polieco, che ha definito il marchio “un valido alleato per la vera economia circolare”, e dal presidente Enrico Bobbio, che ha assicurato il pieno supporto alle aziende che investono su innovazione e responsabilità ambientale.
Le prime aziende certificate nel settore tubazioni
Il percorso promosso dal consorzio Polieco, in collaborazione con il partner scientifico Spinlife (Università di Padova), ha già portato ai primi risultati concreti:
- Due aziende consorziate hanno ottenuto il marchio per i sistemi di tubazione in polietilene, settore strategico per la distribuzione dei fluidi.
- Dopo le borse multiuso e le grandi casse per l’agricoltura, anche questa categoria ha ora un riferimento normativo per la certificazione.
Occhi puntati su legalità e appalti
Un tema centrale nel dibattito è stato il rischio di mala gestione negli appalti pubblici, anche in presenza di criteri ambientali formalmente rispettati.
La consigliera Consuelo Del Balzo (Anac) ha messo in guardia sulla necessità di vigilanza nella fase esecutiva delle gare, dove spesso emergono inadempienze e criticità nonostante la conformità “green” dei progetti in fase di aggiudicazione.
“I rischi corruttivi si annidano proprio nell’attuazione. Servono controlli adeguati per garantire che le promesse verdi siano mantenute”.
Green public procurement e mafie dei colletti bianchi
Del Balzo ha inoltre lanciato un allarme sul ruolo delle mafie nell’economia verde:
“Dove ci sono grandi flussi economici, legittimati da politiche pubbliche, si inseriscono anche le mafie più evolute. È necessario alzare l’asticella del controllo e della qualità reale di prodotti e servizi”.
Verso una sostenibilità certificata e credibile
Il messaggio emerso dal convegno è chiaro: la transizione ecologica passa dalla credibilità delle certificazioni e dalla legalità nella filiera. Il marchio Made Green in Italy può diventare un pilastro per un modello produttivo italiano capace di coniugare qualità, ambiente e integrità.