“Salviamo l’Amazzonia, ma anche il Mare”

Marevivo avverte: senza oceani sani, la battaglia contro la crisi climatica è già persa

Alla vigilia della COP30 di Belém, dedicata alla salvaguardia della foresta amazzonica, la Fondazione Marevivo lancia un appello: non dimentichiamo il “polmone blu” del Pianeta. Gli oceani sono la prima linea di difesa contro la crisi climatica, ma stanno raggiungendo il punto di collasso.

Il mare è il nostro migliore alleato contro il caos climatico, ma lo stiamo distruggendo”, denuncia Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. “Alla COP30 servono impegni concreti per proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030. È una misura di adattamento e mitigazione tra le più efficaci che abbiamo.”

Il mare, il vero regolatore del clima

Gli oceani assorbono quasi il 90% del calore in eccesso generato dai gas serra e circa un terzo della CO₂ prodotta dalle attività umane. Ma la loro capacità di equilibrio è al limite. Le acque si riscaldano sempre più rapidamente, alimentando eventi estremi come il recente ciclone Melissa.

Oltre metà dell’ossigeno che respiriamo nasce dal mare grazie al fitoplancton, eppure gli oceani stanno diventando più acidi (+30% dall’era industriale) e sempre più poveri di ossigeno: ne hanno perso circa il 2% dagli anni ’50.

“Foreste blu” e coste da proteggere

Marevivo chiede alla COP30 di agire su tre fronti: crisi climatica, perdita di biodiversità e inquinamento da plastica. Tra le priorità:

  • difendere le foreste blu di mangrovie e praterie sottomarine, essenziali per l’assorbimento del carbonio;
  • finanziare programmi di monitoraggio e ricerca sugli oceani;
  • promuovere politiche per ripristinare gli ecosistemi costieri e ridurre l’inquinamento marino.

Dalla foresta all’oceano, la lotta alla crisi climatica deve essere una sola”, conclude Giugni.