Elogio all'ascensore: a teatro la mobilità sostenibile urbana debutta così

L’ascensore come metafora della mobilità sostenibile, debutta a teatro nello spettacolo “Elogio dell’ascensore” di Jacopo Neri tratto dal libro “No Bici” di Alberto Fiorillo, inscenato a Roma al Nuovo Cinema Palazzo lo scorso 24 gennaio.

L’ascensore è protagonista di un dilettevole monologo, che ne acclama le virtù ma punta soprattutto a far riflettere, intervallato da dialoghi che portano in scena in maniera paradossale le situazioni tipo di un incontro in ascensore. Spiega ad Adnkronos Alberto Fiorillo:

“L’ascensore è un mezzo di trasporto sincero, ma sottovalutato: non si spaccia per quello che non è, non promette di andare da 0 a 100 in 4 secondi netti, non invade le corsie preferenziali, non parcheggia in doppia fila, trasporta tutti alla stessa velocità indipendentemente da chi sale a bordo. E’ il mezzo di trasporto più democratico che ci sia e anche una metafora della mobilità contemporanea. Se riuscissimo a ricondurre la mobilità alla sua vera essenza, che è quella di spostare persone da una parte all’altra, e iniziassimo a ragionare in termini di ‘movimento in ascensore’ riusciremmo ad avere una mobilità nuova più attenta alle esigenze della popolazione con meno auto e più persone che si spostano a piedi e in bicicletta”.

Elogio dell’ascensore è un invito a ripensare la mobilità e a cercare di immaginare come potrebbero essere le nostre città. L’ascensore, durante le scene, rappresenta il corretto approccio alla mobilità urbana: la stima della distanza da coprire, la misurazione delle proprie forze, la valutazione del tempo necessario per l’ascesa o la discesa e così via.

Tutte queste complesse operazioni in poche frazioni di secondo sia davanti al familiare impianto del nostro condominio così come guardando la porta di un elevatore che vediamo per la prima volta. Si sceglie l’ascensore perché in quel preciso momento è il veicolo migliore per coprire quel preciso percorso. Se fosse sempre questo il criterio guida dello spostamento, nelle città avremmo più pedoni, più ciclisti, più utenti del trasporto pubblico, più car sharing e pochissimi automobilisti.

Noemi Pomante