Plastiche biodegradabili e compostabili: tutto quello che bisogna sapere

Tutela ambientale e riciclo sono molto spesso temi al centro di una sovra informazione che rischia di essere controproducente.

Quando si parla di riciclo è bene avere le idee chiare per non rischiare che le azioni nate dalle migliori intenzioni risultino al contrario dannose per l’ambiente che ci circonda.

Sul tema delle bioplastiche e delle plastiche compostabili si discute molto, ma siamo sicuri che la definizione e la conoscenza di questi materiali siano veramente note a tutti?

E in ambito industriale quanto il loro utilizzo è preferito rispetto a quello delle normali plastiche?

Circa gli imballaggi etichettati come biodegradabili occorre fare una precisazione.

Per essere considerato sostenibile, un materiale deve garantire un certo grado di biodegradabilità e la possibilità di essere compostato ovvero al momento in cui diventa un rifiuto deve poter essere reinserito nel ciclo naturale, spesso a supporto delle attività agricole in veste di fertilizzante.

L’utilizzo delle bioplastiche è comunque limitato. Questi materiali, infatti, non sono ancora riusciti a sostituire completamente le plastiche derivanti dal petrolio (PET, PP, PE … ) utilizzate gran parte delle produzioni industriali.

Uno dei principali settori in cui le plastiche biodegradabili e compostabili vengono utilizzate è il settore delle shopper e del packaging per gli alimenti. È possibile trovare questi materiali “amici dell’ambiente” ad esempio tra le shopper personalizzate Celvil e riconoscerli grazie alla presenza, sui prodotti, della Certificazione Vinçotte Uni –En 13432, uno dei marchi di certificazione che garantiscono un adeguato livello di biodegradabilità e compostabilità.

Cosa possono fare le aziende è chiaro: seguire l’esempio di quante preferiscono l’utilizzo delle bioplastiche per i packaging dei propri prodotti, ma cosa possiamo fare noi nel quotidiano? Sicuramente prestare attenzione alle etichette, non solamente a quelle dei prodotti che compriamo (sia alimentari che non) ma anche a quelle del packaging che li contiene, prediligendo per una stessa tipologia di prodotto quello la cui confezione utilizza materiali “amici dell’ambiente”.

In Italia, secondo l’Ispra, lo scorso anno la raccolta differenziata dell’umido è aumentata del 9,5% rispetto al passato. Un risultato che mette in evidenza come, nonostante il nostro Paese resti comunque ancora indietro rispetto a molti paesi europei, la cultura della sostenibilità si stia lentamente diffondendo.