Pozzi inquinati nella Terra dei fuochi: a rischio i cittadini senz'acqua pubblica

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Rifornire con delle autobotti quella fascia della popolazione di Casal di Principe che non ha accesso all’acqua pubblica e che non può più usare quella dei pozzi per l’inquinamento delle falde causato dai veleni interrati dalla camorra.

A chiederlo è Renato Natale, ex sindaco del comune del Casertano ormai tristemente noto in tutto il mondo come la terra che ha dato i natali al clan dei Casalesi.

Natale, presidente di ”Sinistra 2000”, associazione che si batte per i diritti dei cittadini, sottolinea che l’acqua pubblica, a Casale, raggiunge solo il 60 % della cittadinanza.

”Quel restante 40 per cento che non ce l’ha – dice Natale – si divide tra chi, per sopravvivere, ha trovato soluzioni alternative, anche allacciandosi abusivamente, e chi è costretto a trovare l’acqua per usi domestici e non potabili facendo molti chilometri per raggiungere i comuni vicini”.

“Qualcuno, malgrado sia vietato da un’ordinanza che si reitera da molti anni – sottolinea ancora l’ex sindaco – sfinito dall’attesa, continua a usare l’acqua dei pozzi esponendo la propria salute a notevoli rischi. Bisogna censire i pozzi, per capire a che livello è l’inquinamento, e provvedere, infine, a portare al 100 percento il numero delle abitazioni collegate alla rete idrica. Nel frattempo, però, è necessario dare l’acqua con le autobotti – rimarca Natale.

“Il primo segnale sullo stato di degrado dei nostri territori – ricorda Natale – ci giunse dagli americani che lavoravano nella base Us Navy di Gricignano d’Aversa: avevano trovato alloggio a Casale ma se ne andarono tutti via, all’improvviso. Forse perché fu comunicato loro che non era opportuno stare lì. Sono molte le strutture, – dice ancora Natale – anche pubbliche, che non sono allacciate alla rete idrica pubblica. Alcune l’hanno ottenuta solo di recente”. Natale, infine, chiede che sia fatta chiarezza sullo stato dei pozzi sparsi sul territorio di Casal di Principe: ”Sappiamo che i veleni interrati dal clan dei Casalesi possono avere inquinato quelli che si trovano a 10-15 metri di profondità, ma ce ne sono altri a profondità molto maggiori 20-25 metri, che, forse, sono ancora utilizzabili. Intanto, però, si provveda a dare a quella parte dei cittadini di Casale disponibilità immediata, anche con le autobotti, di un bene primario come l’acqua”.